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Crollo di sistema

Il Tribunale era ancora instabile.

L'attacco interno, il tradimento di Elyas, il risveglio di Eloise: tutto si era susseguito in pochi giorni, lasciando dietro una scia di sfiducia e tensione. E ora, il processo.

Sulla bacheca globale comparve il messaggio:

Convocazione straordinaria – Caso Elyas F.
Accuse: Tradimento, sabotaggio, collusione con entità ostili.
Sessione pubblica: immediata.

Elyas fu trascinato nella sala principale, sotto sorveglianza rafforzata. Il volto tumefatto, ma l’espressione intatta. Arrogante. Sicuro.

“Volevate la verità?” alzò la voce. “Eccomi. Io vi ho quasi distrutti. Da dentro. Voi, con la vostra aria da puri.”

Lyra lo fissava in silenzio. Accanto a lei, Nico incrociava le braccia. Eloise, pallida ma vigile, assisteva dalla piattaforma superiore, sorretta da un supporto e da una forza che sembrava venire da molto lontano.

“E pensate che importi?” continuò Elyas. “La Strega sistemerà tutto. Io ho fatto il mio. Lei manterrà la parola.”

Ma proprio allora, il flusso video si alterò.

Linee verdi. Glitch. Poi schermo nero.

E una voce familiare. Gelida. Sovrapposta al canale principale.

Elyas. La tua utilità è finita.

La Strega era tornata.

“Elyas. La tua utilità è finita.”

“Pensavi davvero che ti avrei protetto? Hai servito bene e ti sei illuso di contare qualcosa. Errore fatale.”

Elyas impallidì. Cercò lo sguardo di Lyra, poi quello di Eloise. Nessuna pietà.

Al Tribunale della Vita Vera: il vostro tempo è finito. La memoria ha un prezzo. E ora, è tempo di pagare.

La trasmissione esplose in un'acuta distorsione.

Buio.

Le luci si spensero. Un EMP aveva colpito il nodo centrale. In simultanea, attacchi DDoS travolsero la rete. Terminali in fumo. Allarmi. Una porta venne sfondata da un'esplosione mirata.

Forze speciali irrompevano. Nessun distintivo. Maschere nere. Fucili a impulsi.

Caos.

Elyas fu centrato da un proiettile silenziato. Diretto. Preciso. Nessuno rivendicò il colpo. Il suo corpo crollò senza un suono.

Un archivista fu colpito al fianco. Un tecnico cadde, fulminato. Un altro, rannicchiato dietro una console, stava digitando freneticamente sulla tastiera del nodo secondario.

“Sto cercando di attivare il backup!” gridò.

Nico lo vide. Fece un passo verso di lui.

Ma un colpo secco lo raggiunse prima. Il tecnico si accasciò sulla tastiera, il comando incompleto lampeggiante sullo schermo.

Nico serrò la mascella. Non c’era più tempo.

RITIRATA!” urlò Nico.

“Troppo tardi,” Urlò un soldato, sollevando l’arma.

Nico non pensò.
Afferrò la vecchia tastiera meccanica del terminale d’emergenza — pesante, in metallo.
E con un grido strozzato, la scagliò contro il volto dell’aggressore.

CRACK.

L’uomo crollò a terra, privo di sensi.
Nico ansimava, le mani tremanti.
Guardò la tastiera: un tasto “ESC” penzolava, spezzato.

“Sì, esci pure da qui,” mormorò, e si rimise a correre.

Lyra scattò verso Eloise. “Ti muovi?”

“Con aiuto,” ansimò lei.

“Ci penso io.”

Nico afferrò due flash acustici da un contenitore. Li lanciò lungo il corridoio mentre Lyra apriva la strada con colpi netti e precisi. Due assalitori crollarono: uno stordito da un calcio allo sterno, l'altro sbattuto contro una parete.

Eloise zoppicava, ma camminava. Lyra la copriva. Nico chiudeva il passaggio con una vecchia antenna direzionale riadattata come arma improvvisata.

Durante la fuga, Lyra abbatté un altro aggressore con una torsione al braccio e una leva al ginocchio. Nico lanciò un vecchio router modificato: lo usavano come esca, ma conteneva una scarica ad alto voltaggio.

Eloise, pur sofferente, riuscì a disarmare due uomini: un colpo secco al volto del primo, una ginocchiata al secondo, aiutata da un volontario armato solo di un tubo metallico.

Quando raggiunsero l’uscita secondaria, la miniera alle loro spalle era in fiamme. Fumo. Sirene. Detonazioni sorde.

Ma loro erano vivi.

E con loro, anche il cuore del Tribunale.

Siamo ancora qui,” disse Lyra, appoggiando Eloise a un muretto di pietra.

Nico guardò il cielo. Nessun drone. Nessun segnale.

Per ora.