Il Giorno del Giudizio
La convocazione apparve senza effetti speciali. Solo testo, come sempre.
Convocazione Straordinaria – Caso: «La Strega»
Accuse: Terrorismo, sabotaggio, istigazione al crimine, manipolazione di reti civili, tentato omicidio.
Sessione pubblica: immediata.
Non c’era bisogno di altro. Bastava il nome.
La sala trasmissioni era affollata, anche nel rifugio. Molti collegamenti da remoto. Alcuni in ritardo per via dei blackout, ma la rete secondaria di Nico aveva retto.
Lì, al centro, sedeva lei.
La Strega.
Nessun nome. Nessun documento. Ma nessuno osava chiamarla altrimenti.
Vestiva in modo neutro. I capelli raccolti. Lo sguardo fiero di chi si crede intoccabile.
“State davvero facendo questo? Un teatrino popolare? Cosa pensate di ottenere?”
La voce era tagliente, piena di disprezzo.
“Non siete giudici. Non siete niente.”
Lyra era lì. Eloise al suo fianco. Nico davanti al pannello di controllo. Nessuno parlava. Il Tribunale era lì per ascoltare, documentare, far memoria.
Le prove scorrevano. Foto. Video. File audio. Transazioni. Testimonianze. Il materiale recuperato dal pentito. Un’intera galassia di ricatti, ordini, messaggi, minacce.
Lei ascoltava. Sorrideva.
“Ah, le prove... Vi attaccate a file vecchi, a tagli di video. Siete ridicoli. Io sono il risultato di tutto quello che avete lasciato marcire. Io sono necessaria. Voi? Voi siete solo il prossimo errore.”
Poi si alzò in piedi — contro ogni protocollo.
“Volete un’ammissione?”
Il silenzio fu totale.
“Sì. Ho distrutto i vostri nodi. Ho mandato a morte chi doveva essere dimenticato. Ho colpito dove eravate più deboli. E sapete una cosa?”
Si avvicinò al microfono centrale.
“Lo rifarei. Perché nessuno mi fermerà mai. Perché questo, tutto questo…” — si guardò attorno — “…non è reale. Non è giustizia. È un gioco.”
Eloise si alzò lentamente.
“Eppure sei qui. In piedi. Ma sola.”
Un lieve mormorio si sollevò dal pubblico remoto.
Un giurato parlò. La voce incerta, ma ferma.
“La memoria non è un gioco. È l’unico tribunale che resta quando gli altri falliscono.”
Nico attivò il canale pubblico.
Piovvero messaggi da tutto il mondo.
[Nodo 5] – «Io ho perso mio fratello. Lei l’ha fatto sparire.»
[Nodo 2] – «Questa donna ha ordinato l’attacco al centro rifugiati. Le prove sono qui.»
[Nodo 14] – «Che la storia non la dimentichi.»
Il verdetto arrivò. Non era giuridico. Ma era potente.
Colpevole.
La Strega sorrise. “Oh, quanto siete prevedibili. La vostra giustizia è solo un’illusione condivisa. Un sogno collettivo. E io sono il risveglio”
Poi la trasmissione tremò. Per un istante, lo schermo si oscurò.
Una voce metallica — la sua — apparve su ogni canale, sovrapponendosi al flusso.
“Pensavate davvero di fermarmi con una sentenza popolare? Patetici.”
Poi, fredda, velenosa:
“Ma forse avete bisogno di un’ultima lezione.”
Il segnale crollò.
Blackout. Rumore. Sirene. Un’esplosione in lontananza.
I sistemi secondari vacillarono. Poi, nel silenzio, si udì il tonfo delle porte abbattute.
Forze armate, non identificate, entrarono nel rifugio. Un caos orchestrato. Spari. Urla. Fumo. Alcuni agenti della Strega tentarono di difenderla o coprirle la fuga, ma furono neutralizzati. Due morirono sul posto, gli altri fuggirono o si dispersero. Nessuno riuscì a raggiungerla.
E in mezzo a tutto questo, la Strega si voltò, un piede già fuori. Ma il corridoio era sbarrato. Troppo tardi.
”Sei agenti veri — uniformi vere. Non simboli. Non maschere. Solo legge, visori attivi e armi pronte — la intercettarono. Non erano i suoi.
Un ufficiale avanzò.
“In nome della giustizia ordinaria,” disse. “La dichiariamo in arresto.”
La Strega si bloccò. Per la prima volta, esitò.
“Voi... Non potete. Non eravate previsti.”
“Eppure siamo qui,” rispose l’ufficiale.
Le manette scattarono.
“Non è finita! Non finisce qui!” gridò lei.
“Lo sappiamo,” rispose l’ufficiale. “Ma comincia da qui.”
“Pagherete! Tutti!”
Poi sparì.
L’ufficiale si rivolse ai tre.
“Avete rispettato la parola. Noi anche. Ma ricordatevi… non tutti i governi sono come il mio. Non tutti i comandanti sono come me. State attenti.”
I tre si guardarono un istante. E nel silenzio teso che seguì, affiorò il ricordo
***
Tre giorni prima, in un piccolo ufficio improvvisato. Una luce fioca, un tavolo scrostato. Lyra, Nico, Eloise e l’ufficiale seduti uno di fronte all’altro.
“Potremmo arrestarla subito,” aveva detto lui. “Ma vi do tempo per fare ciò che sapete fare meglio: mostrarla. Alla luce.”
“Poi la porterete via?” aveva chiesto Nico.
“Se è davvero così colpevole… allora sì. Ma non prima che il popolo la guardi in faccia. Ma ricordate: la luce attira anche chi vuole spegnerla.”
**
Lyra, Eloise e Nico si guardarono un attimo. Poi Lyra disse: “Grazie per averci lasciato chiudere il cerchio.” L'ufficiale annuì, voltandosi per uscire.
Era stato un rischio. Ma necessario.
Ora era successo davvero.
Quando la porta si chiuse dietro l’arresto della Strega, il Tribunale era in piedi.
Ferito, stanco, ma ancora in piedi.
Eloise si appoggiò a Nico. “Adesso abbiamo mostrato che la memoria può cambiare il mondo.”
Lyra guardò l’obiettivo.
“E adesso… ricordiamo e andiamo avanti.”