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Il cielo di marzo sembrava finto. Un blu innaturale, lavato da giorni di pioggia acida e bugie trasmesse in HD. Lyra Ferris fissava l’orizzonte da una terrazza sbriciolata sul tetto di un vecchio centro civico, ora rifugio, ora quartier generale, ora casa. Sotto di lei, la città tossiva fumo e disperazione.

Aveva legato i capelli in una treccia bassa, stretta, come faceva da bambina quando doveva concentrarsi. Aveva gli occhi scavati dal poco sonno e dalla troppa rabbia.

"Lo sai che hanno fatto evacuare le scuole del Blocco 7?" disse Nico, comparendo dietro di lei, con una tazza di metallo che odorava vagamente di caffè e ruggine.

Lyra non si voltò. "Non sono scuole, Nico. Sono campi d’addestramento mentale."

Lui sbuffò. "Sempre allegra tu."

"Sono realista."

Il silenzio tra loro fu interrotto solo dal crepitio delle sirene d’allerta, lontane ma costanti. Sembrava che il mondo intero fosse ormai tarato su quella frequenza.

"E allora? Quando lo lanciamo?" chiese Nico.

Lyra si voltò lentamente. Gli occhi le brillavano, ma non di speranza. Di determinazione.

"Domani. Prima dell’alba. Così non potranno ignorarlo."

Nico deglutì. "E il primo convocato...?"

Lei sorrise. Un sorriso freddo, sottile.

"Gideon Kaas. Il re dei codardi. Vediamo se ha il fegato di rispondere."

La sera scese presto. Come se il cielo stesso volesse spegnersi prima di vedere quello che sarebbe successo. Dopo l’ultima riunione operativa, Lyra e Nico si avviarono a piedi verso il Blocco 7. Camminavano in silenzio, i pensieri che ronzavano come droni sopra le loro teste. Ogni passo era una conferma: il mondo non sarebbe cambiato da solo.

Il Blocco 7 era una rovina riverniciata di propaganda. Una volta era un quartiere studentesco, poi trasformato in "zona educativa protetta". Oggi era un dedalo di container metallici con scritte colorate e telecamere a ogni angolo. C’erano bambini, sì, ma i muri parlavano il linguaggio del controllo.

Lyra camminava tra i vicoli con Nico, schivando pozzanghere che puzzavano di olio e ammoniaca. "Li chiamano centri scolastici. Ma chi insegna non ha mai letto un libro vero. E chi impara, impara a obbedire."

"È per questo che dobbiamo farlo. Nessuno cambia niente se nessuno li guarda."

Lyra si fermò di colpo, accanto a una parete scrostata dove una scritta rossa, ormai quasi sbiadita, recitava: “Studiare è potere”. Rise amaramente. "Studiare cosa, Nico? Loro insegnano a dimenticare. A dire grazie mentre ti portano via la voce."

Nico si avvicinò a un’intersezione del vicolo. Dall’interno di uno dei container arrivavano suoni ovattati. Una filastrocca.

"Vuoi vedere una cosa?" chiese, e spinse appena la lamiera, creando una piccola fessura.

Dentro, un gruppo di bambini era seduto su seggioline di plastica. Un ologramma centrale proiettava un soldato sorridente che parlava in rima:

"Se senti il fischio non correre via,
resta composto, conta fino a tre...
se obbedisci sarai un eroe,
se dubiti, sparisci nel nulla che c'è."

Lyra distolse lo sguardo. "Lavaggio cerebrale al gusto fragola."

Si allontanarono in fretta. "Cosa diresti a quei bambini?" chiese Nico, quasi sottovoce.

"Che non è colpa loro. Ma che non devono credere a tutto ciò che fa rima."

Il cielo sopra il Blocco 7 si tinse di rosso per pochi istanti. Un drone di pattuglia lampeggiò in alto, poi virò a nord. Ma restò abbastanza per registrare, osservare.

Lyra e Nico non dissero più nulla fino a quando non furono di nuovo davanti all'ingresso della biblioteca.

La strada li riportò al rifugio. Una vecchia biblioteca riconvertita: scaffali vuoti, server impilati tra sedie rotte, cavi a vista e generatori a pedali per evitare intercettazioni. Nel cuore di quella tana, lo schermo principale pulsava in silenzio: “Tribunale – linea 0 attiva. Attesa collegamento primario.”

Nico si infilò le cuffie. "Controllo la latenza. Se il sistema regge la trasmissione di test, siamo dentro."

Lyra si sedette, osservando il display. Per un attimo, la mente corse a sua sorella. Aveva solo nove anni. Una delle poche mattine in cui erano insieme, e in cui lei era riuscita a farla ridere... poi il boato. Un lampo bianco. E la risata tagliata di netto.

Bastò un secondo per ricacciarlo giù.

"Test tra cinque secondi," disse Nico. "Tre, due, uno…"

Lo schermo si accese con un tremolio. Una figura sfocata apparve, un funzionario locale corrotto e dimenticato, incastrato in un'intervista manipolata. Bastarono venti secondi perché le connessioni iniziali schizzassero alle stelle.

"Sta funzionando," disse Nico, sussurrando. "Sta funzionando davvero."

Lyra si alzò. Andò sul tetto. Guardò il cielo finto e i droni veri. Uno passò sopra di lei, lento, silenzioso. Non fuggì. Non si nascose. Lo fissò.

"Domani mattina, Kaas. Ti guarderemo tutti. E nessuno ti proteggerà dalle parole."