Linee sottili
Nella miniera, il tempo era diventato viscoso. Ogni passo, ogni parola, ogni sguardo era filtrato dal sospetto. I due attentatori non parlavano. E questo silenzio faceva rumore.
Lyra si era chiusa nel controllo. Controllava tutto: gli accessi, i turni, le trasmissioni. Non c’era spazio per l’errore. Né per il sonno. Dormiva due ore per notte. Mangiare era un dettaglio. Quando qualcuno cercava di parlarle, lei annuiva, ma rispondeva poco. Aveva un solo pensiero: nessuno doveva più passare.
Eppure, nella rete c’erano ancora falle. Qualcuno aveva visto qualcosa. Ma taceva. O temeva.
Eloise era ancora in coma. Stabile. Immobile.
La sua assenza pesava più della sua voce. Alcuni cominciavano a mettere in dubbio le regole. Altri proponevano di spostare la sede. Qualcuno, sottovoce, parlava di sciogliere il Tribunale e ripartire altrove. Più nascosti. Più in silenzio.
Ma Nico non ci stava.
"Sapete che succede se ci dividiamo? Che ci spengono uno per uno. Come luci. Come voci."
Lo disse ridendo, ma c’era del fuoco sotto.
Ogni giorno apriva i canali globali. Ogni giorno faceva partire le dirette, anche se c’era poca banda, anche se l’audio gracchiava, anche se qualcuno minacciava di staccare tutto.
"La memoria non va offline, ragazzi. Se va offline, diventa nostalgia."
Fu lui a insistere per processare il caso di un alto dirigente scolastico accusato di aver coperto anni di violenze e ricatti all’interno di un istituto d’élite. Le prove erano forti. Ma l’uomo appariva composto, lucido. Aveva avvocati, documenti, dichiarazioni firmate.
La giuria era in difficoltà. I racconti delle vittime erano potenti, ma le prove documentali scarse. Tutto si basava su testimonianze.
Fu Lyra, silenziosa da ore, a prendere la parola.
"Chi protegge i carnefici, non è neutrale. Non è garanzia. È complice."
Poi si alzò. Uscì.
Nico restò, e con calma, guidò la giuria a rivedere ogni dettaglio. Uno dei documenti esibiti dall'accusato aveva un errore di data. Un piccolo dettaglio. Ma bastò a far crollare l'impalcatura.
La sentenza fu emessa. Colpevole.
Lyra non tornò per ore. Si era chiusa nella stanza silenziosa. Lì scrisse nuovi semi. Nessuno li lesse subito. Ma comparvero tre giorni dopo, inseriti casualmente nel telegiornale pirata che Nico lanciava ogni sera.
"Chi vuole uccidere il dubbio, ha paura della memoria."
Nel frattempo, la tensione aumentava. Due volontari lasciarono la base. Uno sparì senza spiegazioni.
E nella camera di sicurezza, uno dei tecnici notò un dettaglio. Un'ombra. Tre figure. Non due. L'attacco non era stato solo coordinato. Era stato guidato.
Ma chi era il terzo? Nessuno parlava. Nessuno confessava.
Il sospetto si insinuò come un veleno lento.
E Nico, ogni notte, raccontava una storia assurda, una leggenda urbana, un ricordo distorto. Per farli ridere. Per tenerli svegli. Per farli restare.
Perché anche la resistenza, a volte, ha bisogno di una battuta per respirare.
Nico ricordava ancora la prima volta che aveva perso tutto.
Aveva undici anni. Una retata improvvisa nel campo dove vivevano. La madre arrestata per "collaborazione sospetta". Il padre sparito nel nulla. Lui nascosto sotto una baracca, tremante, incapace di urlare o di muoversi. Nessuno era venuto a cercarlo. Nessuno aveva detto nulla.
Poi era arrivata una voce, gracchiante da una radio rubata: "Non siete soli." Una trasmissione pirata. Parole confuse. Ma bastò.
Fu allora che capì che non avrebbe più lasciato che il silenzio vincesse.
Aveva costruito la sua prima rete clandestina a tredici anni. A quindici, era già nel circuito dei nodi secondari. A diciassette, aveva acceso il primo stream globale.
Non per vendetta. Ma perché la memoria, per lui, era un’arma.
Ricordava i volti di chi aveva perso lungo la strada. Amici che avevano smesso di lottare. Altri che erano spariti senza lasciare tracce. I rifugi dove aveva dormito, il codice scritto con le dita gelate, le connessioni improvvisate in scantinati dimenticati.
Una volta, un uomo gli aveva detto: "Tanto vi spegneranno tutti." Nico aveva risposto: "Allora dovranno farlo ogni giorno. Io mi riaccendo tutte le notti."
Adesso, con Eloise in coma e Lyra in pezzi, non avrebbe permesso che tutto si sciogliesse.
Non questa volta.
Premette invio. E la diretta successiva partì da lui.
"Benvenuti. Siamo ancora qui. E non abbiamo finito."
Il volto di Nico apparve sullo schermo.
Sotto, la scritta lampeggiava in rosso:
Canale Globale. Tribunale in diretta.