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L’alba non era ancora arrivata, ma il mondo sembrava già sveglio. Sotto la pelle della città, qualcosa si muoveva. Non carri armati. Non sirene. Ma bytes. Pacchetti dati compressi e criptati, instradati su canali non ufficiali. Il Tribunale della Vita Vera stava per andare in onda.
Nico era chino su tre monitor, le occhiaie profonde come la sua attenzione. Le mani tremavano solo quando lasciavano la tastiera.
"Abbiamo connessione stabile su undici nodi. Asia, Europa, Nord America. Il Sud è intermittente, ma qualcosa passa."
Lyra annuì, senza distogliere lo sguardo dallo schermo principale. L’interfaccia era nuda, essenziale: un riquadro video, uno stream testuale per le domande della giuria popolare, un contatore di visualizzazioni.
"Stanno salendo. In silenzio, ma salgono. Centinaia di accessi al secondo."
Si voltò verso Nico. "È ora."
Con un clic, lo schermo nero si illuminò.
Apparve un volto. Non in diretta, ancora no. Era il primo frammento di archivio: Gideon Kaas in una vecchia conferenza stampa, mentre rideva di fronte a una domanda su crimini ambientali. Lyra si costrinse a restare immobile. Ogni muscolo della schiena voleva irrigidirsi.
Poi la trasmissione passò alla diretta.
Kaas era in uno studio improvvisato, obbligato dalla convocazione a presentarsi. Il suo sguardo era incerto. Nessuna bandiera dietro di lui. Nessun esercito. Solo lo sfondo grigio e impersonale scelto dal Tribunale.
"Gideon Kaas, benvenuto nella prima seduta pubblica del Tribunale della Vita Vera."
La voce era sintetica, neutra. Nessun volto. Nessun nome. Solo un’eco perfettamente calibrata.
Sullo schermo, comparvero le regole, come imposte dallo statuto del Tribunale:
Ogni leader convocato è tenuto a comparire in diretta senza filtri o intermediari.
La giuria è composta da cittadini estratti a sorte da tutto il mondo, in modo anonimo.
Le domande non sono note in anticipo.
La trasmissione è mondiale, tradotta in tempo reale in 57 lingue.
Nessuna risposta è obbligatoria, ma ogni silenzio è una risposta.
Le sessioni sono archiviate pubblicamente, in blockchain distribuita.
Non è previsto alcun giudizio formale. Ma nessuno potrà più dire: “Non lo sapevo”.
Kaas deglutì.
"La invitiamo a rispondere a una sola domanda, in questo primo turno. Domanda numero uno."
Un battito di silenzio.
"Quando ha deciso che la vita di chi non ha potere valeva meno della sua?"
Il respiro di Kaas si udì nitido. Guardò la telecamera, poi voltò appena lo sguardo. Nessun copione. Nessun suggeritore. Solo il mondo che lo guardava.
Ci fu un lungo silenzio. Troppo lungo. Lo studio in cui si trovava sembrava sempre più simile a una cella.
Poi Kaas parlò.
"Non l’ho mai deciso. Non in quei termini. Ma quando hai accesso a risorse, a leve geopolitiche, a segreti militari... cominci a pensare in termini di necessità, non di valori. Se decidi per milioni, qualcuno deve sempre essere sacrificabile. L’ho sempre pensato. Ma non l’ho mai detto."
Lyra sentì un nodo serrarle la gola. Le parole di Kaas non erano una confessione. Erano la nudità del potere che si mostra senza vergogna, finalmente.
Nico alzò appena lo sguardo. "Sta ammettendo. Ma non si scusa."
"No. Ma non può più nascondersi. È questo il punto."
Sul lato dello schermo, il contatore aveva superato i trecento milioni di spettatori.
Le prime reazioni non tardarono ad arrivare. Hashtag. Commenti in tempo reale. Proteste improvvisate in alcune capitali. I media ufficiali erano ancora silenti, indecisi se ignorare o intervenire. Ma nei social, nei forum, nei gruppi segreti e nelle chat criptate, le parole di Kaas diventavano fiamme.
Nel frattempo, il volto di Kaas restava lì. Non più sicuro, non più schermato da palazzi o divise. Solo un uomo che, per la prima volta, era costretto a spiegarsi davanti a chi ne subiva le scelte.
Un messaggio apparve nello stream testuale:
“Io lavoro in una fabbrica dismessa da una sua legge. Voglio solo sapere: lo rifarebbe?”
Kaas esitò, poi sussurrò: "Sì."
Ci fu un’ondata di commenti. Alcuni scrissero "Assassino", altri semplicemente "Grazie per averlo ammesso". Molti, moltissimi, rimasero muti. Stavano ascoltando, assorbendo. Stavano svegliando qualcosa di antico: la coscienza.
Un secondo messaggio comparve, inaspettato, proveniente da uno dei giurati estratti a sorte:
“Se il potere è una responsabilità, e lei ha agito solo per necessità… allora è disposto a rinunciarvi?”
Kaas abbassò lo sguardo. Per la prima volta, sembrò colpito. Ma non rispose.
La trasmissione venne chiusa senza effetti speciali. Solo una dissolvenza lenta e un messaggio:
"Seduta 1 conclusa. Il Tribunale proseguirà."
Nel rifugio, Lyra chiuse gli occhi.
"Non sarà mai giustizia. Ma è l’inizio della memoria."
E fuori, per la prima volta da anni, qualcuno bussò alla porta non per nascondersi. Ma per unirsi.