Silenzio programmato
Il verdetto su Luan Vargo aveva lasciato un’eco strana nella miniera. Non era solo la sua assoluzione a colpire. Era il modo in cui si era trasformata la narrazione. Da bersaglio pubblico a testimone. Da capro espiatorio a prova vivente che la verità, ogni tanto, riusciva a farsi sentire. Non forte. Non in tempo. Ma abbastanza.
Qualcosa era cambiato. Non fuori. Dentro.
Ma non bastava.
Le trasmissioni ripresero. I canali minori si riattivarono. Alcuni nodi dormienti tornarono a inviare aggiornamenti. Ma era un respiro corto, ancora pieno di diffidenza.
Lyra lo sentiva. Nel modo in cui la gente la salutava, come se avesse paura a dire troppo. Nel modo in cui evitavano di citare Eloise. O il terzo infiltrato. O il sospetto che ce ne fossero altri.
Eppure, lei non vacillava. Elyas era sempre al suo fianco. Con discrezione, mai invadente. Era diventato una costante silenziosa, una presenza capace di riempire il vuoto senza forzarlo.
Una sera, rientrando da un giro d’ispezione, Elyas trovò Lyra seduta davanti a uno dei terminali secondari.
Lei non parlava da ore. Lo sguardo fisso. Le mani strette a pugno.
"Se ti fermi adesso, Lyra, mi tocca leggermi tutti i report arretrati. E non ho abbastanza tè per sopravvivere alla noia."
Lyra lo guardò. Un attimo solo. Poi accennò un sorriso.
Un piccolo, minuscolo segno. Ma reale.
Fu il giorno dopo che si accesero i primi segnali d’allarme.
Un’interferenza sul canale tre. Il flusso dati da un Nodo periferico risultava distorto. Il codice di cifratura risultava corretto, ma i dati non combaciavano. Nico se ne accorse subito.
"Non è un bug. Questo è un ritocco mirato. Qualcuno ha sostituito una parte del flusso con segmenti pre-registrati."
Non era un attacco diretto. Non era nemmeno sabotaggio evidente. Era un tentativo di manipolare il flusso. Di alterare la realtà trasmessa.
Lyra osservò le righe di codice come se cercasse un volto tra quelle lettere.
"Chiunque sia, sa come ci muoviamo. E cosa mostriamo."
Nei tre giorni successivi, altri piccoli segnali: una trasmissione in ritardo, un log mancante, un feed audio compromesso.
Non c'erano prove. Solo frammenti. Ma la sensazione era chiara: stavano cercando di spegnerli. Non in un colpo. Ma con pazienza.
"Tagliando le radici, non l’albero," commentò Nico, mentre ripuliva un flusso corrotto.
Fu convocata una riunione d’emergenza. Nessun proclama. Nessun allarme ufficiale. Solo sguardi seri e dati su schermo.
Elyas rimase in disparte, come sempre. Ma i suoi occhi si muovevano rapidi. Registravano tutto.
Lyra prese la parola, con una fermezza che sorprese persino lei stessa:
"Non ci colpiranno come la scorsa volta. Non con un’esplosione. Ma ci sono. E stanno cercando di svuotarci da dentro."
Fece una pausa.
"Ogni flusso alterato è una storia cancellata. Ogni feed manomesso è una voce oscurata. E noi, questo, non possiamo permetterlo."
Ci fu silenzio.
Poi Nico alzò una mano.
"Propongo di potenziare i protocolli di ridondanza. E di assegnare turni di verifica incrociata. Ogni dato trasmesso deve avere almeno due conferme indipendenti."
Annuissero tutti.
Non era molto. Ma era qualcosa.
Nico, in quei giorni, divenne più visibile. Più presente. Raccontava aneddoti mentre lavoravano. Coinvolgeva i più giovani nei turni, alleggeriva con battute studiate a metà.
"Se molliamo, ci ritroviamo a trasmettere solo test pattern e meteo della settimana scorsa. E io odio il meteo."
La battuta era stupida. Ma qualcuno rise. E a volte bastava.
Quella sera stessa, comparve un messaggio ufficiale sulla bacheca digitale del Tribunale:
Convocazione straordinaria – Sezione Giustizia Popolare
Oggetto: Riapertura del Caso Lyra M. / Giustizia per Eira
Richiesta inoltrata dal Nodo 4 – Approvata con priorità alta
La sessione inizierà tra 48 ore. Accesso pubblico garantito.
Presenza obbligatoria per i testimoni coinvolti e i membri attivi.
Lyra fissò lo schermo. Il nome di sua sorella sembrava urlare in mezzo al silenzio.
Non ci sperava più.
Elyas le appoggiò una mano sulla spalla. Non disse nulla. E per ora, andava bene così.
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